L’interoperabilità dei dispositivi medici per abbattere le barriere della sanità digitale
L'interoperabilità dei dispositivi e sistemi medici costituisce certamente un'opportunità per strutture sanitarie e personale medico; tuttavia, la stessa rende necessario un peculiare impegno in termini di prevenzione e coordinamento.
A cura di Avv. Alessia Lipari e Dott.ssa Benedetta Crespi
L'interoperabilità dei dati sanitari è la capacità dei diversi sistemi di gestire, scambiare e utilizzare in modo efficace le informazioni sanitarie in un formato standardizzato e accessibile a tutte le parti coinvolte (pazienti, medici, familiari, ecc.).
Questo processo - che poggia sulla capacità di sistemi, dispositivi e applicazioni di collegarsi e coordinarsi tra loro - è essenziale per migliorare la qualità delle cure, facilitare le decisioni cliniche e aumentare l'efficienza del sistema sanitario complessivo.
In primo luogo, l’interoperabilità ottimizza il processo di diagnosi e cura, coordinando diversi professionisti e fornendo, in generale e tanto più in caso di pazienti che necessitano di visite specialistiche, un modello di assistenza sanitaria integrata e maggiormente efficiente.
L’interoperabilità, inoltre, sfrutta la tecnologia e l’automazione nei processi di conservazione dei dati, riducendo al minimo gli errori umani derivanti dalla gestione cartacea dei documenti ed ottenendo una maggiore tutela della privacy grazie all’archiviazione codificata dei dati.
Nonostante i vantaggi, l'interoperabilità dei dati sanitari comporta significativi rischi, tra cui:
i) accessi illegittimi (i.e. possibilità che soggetti non autorizzati accedano ai dati);
ii) perdita di integrità (i.e. alterazione dei dati, che può compromettere la loro accuratezza e affidabilità);
iii) carenza di sicurezza (i.e. più dispositivi connessi spesso presentano vulnerabilità critiche più ampie).
L'implementazione dell'interoperabilità nel trattamento di dati particolari, quali i dati sanitari, impone dunque di affrontare diverse sfide, con un impegno coordinato di tutti gli interlocutori coinvolti che si concretizzi nell'adozione di sistemi di codifica standardizzati e accessibili.
Un primo passo in tal senso si è avuto con lo standard internazionale FHIR (Fast Healthcare Interoperability Resources), progettato per fornire un protocollo standardizzato per trasmettere i dati sanitari. Questo standard, infatti, consente agli operatori sanitari di accedere a dati presenti in più sistemi senza dover conoscere i dettagli di memorizzazione di ciascun sistema.
Ad oggi è possibile affermare che, sebbene siano numerosi i progetti che poggiano sul sistema FHIR (Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) 2.0, Ecosistema dei Dati Sanitari (EDS) e Piattaforma Nazionale di Telemedicina), la strada per creare una rete di interoperabilità estesa è ancora lunga.