Un monito per il rafforzamento dei controlli nei Modelli ex D.Lgs. 231/2001 in ambito bancario
Un recente provvedimento di amministrazione giudiziaria, emesso dal Tribunale di Milano nei confronti di un istituto finanziario milanese, evidenzia l’importanza di un approccio dinamico e integrato ai sistemi di controllo interno.
La vicenda riguarda l’erogazione di finanziamenti garantiti dallo Stato a società legate alla criminalità organizzata, con conseguenti indagini e arresti per reati quali truffa aggravata, autoriciclaggio e false comunicazioni sociali.
Emergono due ambiti critici per i Modelli 231 in ambito bancario: la qualifica della clientela nell’erogazione del credito e la gestione dei rapporti con agenti e mediatori finanziari.
Il provvedimento evidenzia come i controlli AML, disciplinati dal D.Lgs. 231/2007, costituiscono una componente essenziale dei sistemi di compliance bancaria e trovano naturale raccordo con i Modelli di Organizzazione, Gestione e Controllo previsti dal D.Lgs. 231/2001.
A cura di Avv. Alessia Lipari e Avv. Luca De Marchi
Nell’ottobre 2024, il Tribunale di Milano, Sezione Autonoma Misure di Prevenzione, ha disposto l’amministrazione giudiziaria di un istituto bancario milanese, evidenziando “l’assoluta inadeguatezza dell’intera filiera bancaria che ha abdicato o totalmente pretermesso le minimali regole di diligenza e prudenza che disciplinano i rapporti finanziari di qualsivoglia natura e genere”.
La Banca, infatti, avrebbe erogato oltre 10 milioni di euro in finanziamenti, garantiti dallo Stato attraverso il Fondo Centrale di Garanzia per le PMI, a società legate alla 'ndrangheta, eludendo i principi della normativa antiriciclaggio e trasferendo, di fatto, il rischio di insolvenza sullo Stato.
Le accuse contestate, a vario titolo, sono di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, bancarotta, autoriciclaggio e false comunicazioni sociali.
L’agente, con l’ausilio di un collaboratore e del rappresentante legale di una società, avrebbe consentito a quest’ultima di beneficiare di tre prestiti assistiti – per la maggior parte – dal Fondo centrale di garanzia a favore delle PMI del Mediocredito Centrale. I finanziamenti sarebbero stati ottenuti attraverso la produzione di falsa documentazione e l’alterazione dei bilanci della società richiedente, nonché tramite il successivo trasferimento su conti correnti personali dell’agente stesso.
Lesson learnt: necessario rafforzamento dei presidi 231 nella gestione della clientela e di Agenti/Mediatori
Queste vicende evidenziano la necessità di rafforzare i presidi di controllo all’interno del Modello 231, con particolare attenzione alle attività di competenza delle funzioni di compliance e antiriciclaggio.
Due sono gli ambiti critici da considerare: la qualifica della clientela nell'erogazione dei finanziamenti e le attività di gestione dei rapporti con Agenti e Mediatori finanziari.
Qualifica della clientela
Nell’attività di erogazione del credito, l’Istituto dovrebbe:
▪️ valutare il merito creditizio del cliente utilizzando indicatori quantitativi oggettivi;
▪️ estendere l’istruttoria alla verifica dei requisiti previsti dalla normativa di settore, in caso di crediti garantiti da enti pubblici;
▪️ valutare la congruità delle garanzie concesse e, per crediti garantiti da immobili, avvalersi di periti esterni per stimarne il valore cauzionale.
Gestione di Agenti e Mediatori finanziari
Quanto alla gestione degli Agenti e dei Mediatori finanziari, il Modello 231 dovrebbe prevedere, prima dell’instaurazione del rapporto, un’accurata due diligence sulla reputazione della controparte (per individuare eventuali segnalazioni negative o situazioni che possano indicare un rischio reputazionale), nonché sulla sua solidità economico-finanziaria.
Nel corso del rapporto contrattuale è poi opportuno monitorare le attività dell’Agente o del Mediatore attraverso l’analisi delle operazioni gestite e la verifica della documentazione prodotta per accertare la correttezza e la completezza delle informazioni fornite.
I presidi di controllo di cui sopra devono poi essere supportati da un adeguato rimedio contrattuale: tutti gli accordi devono includere specifiche clausole che obblighino la controparte al rispetto dei principi enunciati nel Codice Etico adottato dalla Banca e del D.Lgs. 231/2001.
Un Modello 231 adeguato alla compliance bancaria
In un contesto normativo complesso come quello bancario, la disciplina del D.Lgs. 231/2001 richiede un'integrazione organica con i presidi previsti dalle regole di vigilanza prudenziale, in particolare i controlli AML (Anti-Money Laundering).
L’analisi del caso evidenzia la necessità di mantenere i Modelli 231 costantemente aggiornati, non solo per garantire la conformità alle normative più recenti e ai mutamenti organizzativi, ma anche per assicurare una piena integrazione delle misure di prevenzione specifiche del settore.
Un Modello non dinamico rischia di compromettere l’efficacia del sistema di controllo interno, esponendo l’ente a rilevanti profili di responsabilità.
Questo principio è stato da ultimo ribadito dalla Corte di Cassazione nella sentenza n. 31665/2024, che ha sottolineato come il Modello 231 debba configurarsi come un sistema integrato e proattivo, capace di tradurre norme e regolamenti in regole e prassi aziendali concretamente operative, con una comprovata efficacia preventiva.